ALVEARE URBANO

Alveare urbano

“Le città, come i sogni, sono costruite di desideri e di paure”, scrive Italo Calvino ne Le città invisibili, “anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra”. Lo sguardo di Nicolò Quirico indaga le architetture soffermandosi sui diversi stili, le diverse epoche, le funzioni per cui sono state progettate. E restituisce loro una propria voce fatta di presenze. I palazzi, i monumenti e le chiese sono stati costruiti per dare spazio alla vita dell'uomo. Gli elementi fondanti dell'opera sono pertanto due: la città, con le sue geometrie e i suoi volumi architettonici, e i libri, condensato di memorie, di esperienze, di sapere dell'uomo che costruisce e abita la città. Così da un lato le inquadrature sono studiate ed elaborate per restituire un aspetto formale, a volte ideale, dall'altro i testi che compongono la texture di fondo restituiscono il vociare di quanto successo nel corso della loro esistenza. Il supporto diventa parte integrante dell'opera: un collage di pagine di libri d'epoca è infatti lo sfondo di una stampa fotografica che diventa così unica. I caratteri tipografici fuoriescono dall'opera, a simboleggiare che nessuna civiltà può essere costruita senza delle solide fondamenta. Frammenti di frasi, sequenze di racconti, incipit di romanzi si sovrappongono alle architetture, creando rimandi non casuali, anche se talvolta criptici o misteriosi. “Il progresso della civiltà si misura dalla vittoria del superfluo sul necessario”, diceva Alberto Savinio in Ascolto il tuo cuore città (1944), aggiungendo che “il presente, che è nel tempo quello che la facciata è nello spazio, impedisce di vedere le cose in profondità” (da Scritti dispersi, 1943-1952). Le facciate/presente nascondono tutto il carico della storia e del vissuto: ogni edificio è vita che si sta scrivendo e ogni libro è un mattone della nostra cultura.

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ALVEARE URBANO
Catalogo ITA, due edizioni, 68 pagine, testo critico di Federico Rui 

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