ANTENATI

ANTENATI

Una serie di opere liberamente ispirate alla trilogia I nostri antenati di Italo Calvino. L'uomo a confronto con se stesso e la natura.

VISCONTI

"Il lavoro creativo di Nicolò Quirico è molteplice, in lui vi è un amore per più disciplina, quel metodo fotografico in primis, poi quella letteraria, che riesce a combinare in un unicum omaggiando di pari passo l'architettura e la letteratura.
La città è in questo caso sinonimo di civiltà, quando si tratta infatti di costruire delle solide fondamenta per il futuro, l'architettura non è solo materia puramente estetica ma funzionale, così per l'occhio come per l'animo.elementi decorativi e portanti che costruiscono le nostre città che ben si fondevano con le parole stampate sui libri, insieme il mescolarsi dei due temi ha come risultato una trasmissione di sapere ed esperienza dove nulla è lasciato al caso.
Altrettanto
è una spaccatura tra le diversità alterne che l'uomo e la città ci offrono, nel Visconte Dimezzato, di calviniana memoria, è ben evidente questa alternanza. Piccoli fili di garza dividono in due lati il ​​nostro razionale e irrazionale e si creano così delle linee tra parti conviventi in ogni essere umano, definite tra oscurità e purezza, dalle quali non si può scappare ma imparare a dominare."

Federico Rui, dal catalogo FIGURATI!

Il Visconte, 180x75 cm

Il Visconte, stampe fotografiche su collages di pagine di libri e copertine in brossura, 180x75 centimetri, 2022

DI NOBILI RADICI

Ogni albero genealogico è capovolto, senza nomi o titoli nobiliari, solo segni grafici – e fotografici – nel tentativo tutto immaginifico di ricostruire le tracce del percorso verso chi è stato prima di noi e di quelli prima ancora. Con il pensiero rivolto alle splendide pagine del Barone Rampante  di Italo Calvino, la serie da cui è tratta l'opera indaga i rapporti tra l'uomo e la natura, alla ricerca del delicato equilibrio che abbiamo bisogno di mantenere, per garantire un futuro alle nuove generazioni. La materia prima per questa analisi è la medesima del progetto Palazzi di Parole: centinaia di pagine di libri si fondono con la stampa fotografica, le parole impresse nei libri riaffiorano nelle fotografie delle statue e degli alberi dei giardini storici italiani, diventano un tutt 'uno e si saldano in un legame visivo e ideale.

"È quello dell'albero uno dei simboli più ricchi e più estesi. Mircea Eliade distingue sette interpretazioni principali, che tuttavia non considera esaustive. Tutte si raggrumano intorno all'idea del Cosmo vivo in perpetua rigenerazione. Simbolo della vita in evoluzione incessante, in ascesa fino al cielo, evoca intero il simbolismo della verticalità, D'altra parte serve ugualmente a simbolizzare il carattere ciclico del divenire cosmico: morte e rigenerazione. Soprattutto gli alberi dalla fronda caduca evocano un ciclo di eterno ritorno, per il fatto stesso che ogni anno si spogliano e si ricoprono di foglie. L'albero pone così in comunicazione i tre livelli del Cosmo: quello sotterraneo con le sue radici che vanno frugando tra le profondità nelle quali si inabissano; la superficie della terra con il suo tronco ei rami più bassi; le altezze con le sue ramificazioni più alte e la sua cima, attratta a sé dalla luce del cielo. (…) Come potrebbe l'uomo vedervisi rispecchiato, quando ogni caratteristica definizioneria umana (sangue, carne, respiro, mobilità) trova semmai nel vegetale non il suo omologo ma il suo esatto opposto? E invece i rapporti tra l'uomo e il vegetale sono fittissimi e degni di occupare le pagine di una storia che attende ancora di essere scritta. La più frequente metafora della vita non è un animale ma una pianta, un albero. Una puntuale equivalenza, tradotta visivamente nell'immagine dell'albero genealogico, lega il moltiplicarsi delle stirpi umane al riprodursi delle piante, degli alberi soprattutto: la richiamano termini come stirpe 'radice, ramificazione', ceppo, capostipite dal latino stipes 'ceppo', lignaggio, rampollo, virgulto in italiano, in veneziano le mìe raìse 'la mia discendenza, i figli', propriamente 'le mie radici', tedesco Stamm, inglese stem, francese souche. In cinese il carattere per mín 'gli uomini, la popolazione, la gente, l'umanità' mostra chiaramente, nella sua forma arcaica, la rappresentazione di un viluppo, una proliferazione di rami: giacché appunto come un crescere e distaccarsi di rami è vista la generazione umana. (…)” 
da Le radici nel vento, Prof. Remo Bracchi

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Di nobili radici n.1, stampa fotografica su collages di pagine di libri
180x75 centimetri, 2023

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